Riflessioni

Marzo 2021.

La conclusione del Concilio Vaticano II, nel lontano 1969, l’allora quarantaduenne giovane teologo J. Ratzinger così si esprimeva:

Procediamo oltre. 
Anche questa volta dalla crisi di oggi verrà fuori domani una chiesa, che avrà perduto molto. 
Essa diventerà più piccola, dovrà ricominciare tutto da capo. 
Essa non potrà più riempire molti degli edifici, che aveva eretto nel periodo della congiuntura alta. 
Essa, oltre che perdere degli aderenti numericamente, perderà anche molti dei suoi privilegi nella società. 

Ma, nonostante tutti questi cambiamenti che si possono presumere, la chiesa troverà di nuovo e con tutta l’energia ciò che le è essenziale, ciò che è sempre stato il suo centro: la fede nel figlio unitrino, in Gesù Cristo, il figlio di Dio fattosi uomo, 
nell’assistenza dello Spirito, che durerà fino alla fine. 

Essa riconoscerà di nuovo nella fede e nella preghiera il suo proprio centro e sperimenterà di nuovo i sacramenti come servizio divino e non come un problema di struttura liturgica. […] 

A me sembra certo che si stanno preparando per la chiesa tempi molto difficili. 

La sua vera crisi è appena incominciata. 
Si deve fare i conti con grandi sommovimenti. 
Ma io sono anche certissimo di ciò che rimarrà alla fine: 
non la chiesa del culto politico, ma la chiesa della fede. 

Certo essa non sarà mai più la forza dominante della società, nella misura in cui lo era fino a poco tempo fa. 

Ma la chiesa conoscerà una nuova fioritura e apparirà agli uomini come la patria, che ad essi dà vita e speranza oltre la morte.